L’era digitale ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e di pensare, le nostre abitudini quotidiane e d’acquisto, il nostro modo di rapportarci con gli altri, ma sembra solamente aver toccato di striscio e in modo distratto il mondo agricolo. Si stima, infatti, che su 12,4 milioni di ettari di superficie solo il 4% sia perfettamente tecnologico e che la metà delle aziende agricole sia ben lontana dall’Agritech (o smart agriculture).
Sottolinea la Cia – Agricoltori italiani che, comunque, un dato importante e confortante è quello della crescita dell’investimento tecnologico operata negli ultimi 2 anni, che ha portato ad una crescita del mercato dell’agricoltura 4.0 del 20% rispetto al 2019.
A fare da ponte tra il mondo agricolo e il mondo digitale sono i giovani. Negli ultimi 5 anni in Europa si è registrato un +15% di aziende agricole nate sotto la guida di under 35, che rappresentano gli effettivi pionieri di questa transizione storica verso un’agricoltura intelligente.
Gli investimenti a favore dell’agricoltura digitale non sono supportati solamente da una prospettiva più green ed ecosostenibile, ma anche da logiche produttive e di contrasto all’abbandono e allo spopolamento delle zone rurali.
A rendere difficile la transizione digitale, come sottolineato dal Presidente della Cia, Dino Scanavino, è l’inadeguatezza delle infrastrutture che gli agricoltori, principalmente quelli delle aree più rurali, sono costretti a subire. A mancare sono soprattutto le strade, che rendono disagevoli i trasporti e l’organizzazione logistica, e la rete wi-fi che non riesce a raggiungere il 40% delle aree più interne.
Insomma, come sottolinea ancora Scanavino, una digital transformation dell’agricoltura è ormai necessaria, ma deve assolutamente andare di pari passo con uno sviluppo, innanzitutto, economico e sociale del panorama agricolo italiano.
Ma perché il 78% delle aziende agricole italiane non investe nelle tecnologie 4.0?
I motivi sono diversi. Oltre il 35% del totale dichiara di non avere ben chiaro quali siano i vantaggi economici dell’agricoltura digitale, il 32% sostiene di conoscere le nuove tecnologie 4.0, ma di non potersele permettere e infine l’11% dichiara di non avere nel merito informazioni tecniche adeguate e convincenti.
Mancanza di conoscenza e di risorse, quindi, sembrano essere alla base di questa resistenza all’agricoltura digitale. Ci sarà una lentissima trasformazione in quest’ambito oppure le nuove esigenze climatiche e produttive imporranno alle aziende più tradizionali un adeguamento repentino?